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giovedì, marzo 15, 2012

Divina Commedia, l'Inferno di Dante è omofobo, razzista e antisemita: 'Vietate il poema'

La Commedia dantesca sotto accusa

La Commedia di Dante condannata all'indice: sono queste le ultimissime sull'indiscusso capolavoro della nostra cultura, e non una brillante rivisitazione. Il poema, pensate, si farebbe portatore di messaggi e contenuti altamente offensivi: i canti XXXIV, XXIII, XXVII, XIV dell'Inferno, in particolare, sarebbero ricchi di razzismo, omofobia, islamfobia e antisemitismo. A notare questo non è gente che conosce solo per sentito dire la Commedia dantesca, ma una organizzazione no profit e non governativa, Gherusch92, impegnata a tal punto nella difesa dei diritti umani da condannare tutto ciò che potrebbe minacciarli anche minimamente.

'Vietate la Divina Commedia - così hanno esordito negli ultimi giorni i ricercatori della Gherusch92 -, ha contenuti antisemiti, razzisti, omofobici e contro l'Islam', riferendosi alla sorte che viene assegnata ai sodomiti da Alighieri: sono costretti a correre per l'eternità colpiti da palle di fuoco che piovono dal cielo; semmai qualcuno di loro dovesse fermarsi, verrebbeinchiodato al suolo per cento anni. Questo succede nell'Inferno; nel Purgatorio, invece, i sodomiti, insieme ai lussuriosi, camminano nel fuoco in direzioni diverse.

La presidente della Gherusch92, Valentina Sereni, spiega chiaramente il suo disappunto: 'Non invochiamo né censure né roghi, ma vorremmo che si riconoscesse, in maniera chiara e senza ambiguità, che nella Commedia vi sono contenuti razzisti, islamofobici e antisemiti. L'arte non può essere al di sopra di qualsiasi giudizio critico. L’arte – continua Sereni – è fatta di forma e di contenuto e anche ammettendo che nella Commedia esistano diversi livelli di interpretazione, simbolico, metaforico, iconografico, estetico, ciò non autorizza a rimuovere il significato testuale dell'opera, il cui contenuto denigratorio è evidente e contribuisce, oggi come ieri, a diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti. Persecuzioni - prosegue -, discriminazioni, espulsioni, roghi hanno subito da parte dei cristiani, ebrei, omosessuali, mori, popoli infedeli, eretici e pagani, gli stessi che Dante colloca nei gironi dell’Inferno e del Purgatorio. Questo è razzismo che letture simboliche, metaforiche ed estetiche dell’opera, evidentemente, non rimuovono'.
Le motivazioni della Sereni non sono da condannare in toto - nessun riferimento, infatti, è stato inventato -; la proposta dell'associazione, che, in sintesi, è quella di epurare il poema, prescinde, però, da un dato di fatto importantissimo, e cioè dalla contestualizzazione di un'opera che risale a oltre settecento anni fa (non parliamo di letteratura contemporanea, insomma...) e di un autore che, pur essendo il padre della letteratura italiana, è figlio della sua epoca. La Sereni, per di più, ha sottovalutato notevolmente la figura dell'insegnante, l'importanza del rapporto docente-allievo e dei dibattiti che sicuramente scaturiscono da temi di una portata così rilevante.

Che abbia voluto semplicemente far parlare (un po' troppo) di sé?

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