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martedì, giugno 03, 2008

Suggerimenti operativi per gli insegnanti che hanno in classe allievi di origine araba


Suggerimenti operativi per gli insegnanti che hanno in classe allievi di origine araba

 


di Francesca Della Puppa

Con quest’articolo vogliamo offrire alcuni suggerimenti, che definiamo “operativi” perché legati alla pratica didattica, per condurre in modo corretto interventi di carattere interculturale o linguistico sia con tutta la classe sia con gli alunni stranieri separatamente.
In alcuni casi si tratta di vere e proprie esemplificazioni di attività sperimentate con successo, in altri di semplici accorgimenti, attenzioni da avere, in altri ancora di metodologie da privilegiare applicabili a diverse programmazioni curricolari.

· Suggerimenti operativi in ambito culturale

Il rispetto delle regole nella scuola è un aspetto fondamentale da presentare ai bambini stranieri. Nel caso dei bambini arabi è necessario esplicitare molto bene quali siano queste regole, quali siano i rapporti che si devono tenere tra compagni e con gli adulti e farlo attraverso attività coinvolgenti in cui tutta la classe si faccia carico di comunicare tali informazioni. Il richiamo alle regole deve essere costante e il bambino deve essere trattato dagli insegnanti alla stessa stregua dei suoi compagni. In questo ambito si possono far rientrare i compiti per casa, presentarli come un dovere da assolvere facendo leva anche sul sano orgoglio.
Per quanto riguarda la mensa scolastica è necessaria della cautela, occorre agire a piccoli passi. In questa circostanza sono importanti delle figure di riferimento (un paio di compagni più sensibili e capaci) che accompagnino il bambino alla scoperta di questo aspetto della vita scolastica. Si possono organizzare dei laboratori con l’ausilio di una cucina per affrontare il tema del cibo da vari punti di vista: cosa mangiamo, come mangiamo, come prepariamo e cuciniamo i cibi, perché anche l’aspetto esteriore, la consistenza, la presentazione del cibo hanno il loro valore e cambiano da paese a paese.
Se il bambino è musulmano osservante e la famiglia avanza la richiesta di astensione da carne di maiale e carne non macellata secondo i dettami dell’Islam, crediamo sia un diritto del bambino che la scuola si adoperi per concordare con il servizio mensa un menù alternativo.
Sappiamo che la famiglia araba educa i figli alla riservatezza finché non si stabilisca quel legame o confidenza che poi fa loro aprire il cuore: pensiamo che ci debba essere un periodo di accoglienza e conoscenza del bambino nel quale si debba dare spazio più all’ascolto che alla correzione, periodo in cui trovare la strada per creare un rapporto di fiducia. Mano a mano che si rinsalderà questo rapporto anche la correzione verrà accettata, sempre a piccoli passi, senza imporre e soprattutto spiegando a cosa serve.
Il problema della dispersione scolastica non è da affrontare in questa sede, vogliamo solo ribadire di avere attenzione per la fascia d’età interessata (11-14 anni) e sollecitare la famiglia a rispettare l’obbligo scolastico e il diritto allo studio del ragazzo. Sempre in riferimento alla famiglia possiamo avvalerci di un mediatore culturale per stabilire i primi contatti e per dare le comunicazioni necessarie riguardanti la scuola, aspettiamoci, però, la possibilità che alcune madri restino nell’ombra e non partecipino a riunioni e incontri. La donna araba e musulmana dopo l’immigrazione resta, spesso, l’unico punto di contatto e di legame alle tradizioni, alla terra di origine, ai valori da non dimenticare e per questo talvolta si rifiuta anche di partecipare ai corsi di italiano per adulti, si rifiuta di stabilire un contatto con quel mondo da cui vuole fuggire per tornare indietro. Difficile in questo caso far breccia e cercare un coinvolgimento e, a nostro parere, inutile insistere finché non si coglie un segnale di cambiamento.
Infine, la nostalgia non ha cure: il modo migliore per affrontare certi stati d’animo è smettere di fare scuola per qualche minuto e cambiare prospettiva, trovare una scusa e dedicare un tempo tutto speciale, particolare, a questi bambini che hanno bisogno anche di piangere.

· Per riflettere sulle lingue

Per far cogliere l’importanza della lingua che si parla e si conosce e così poter capire che la lingua materna è importante per tutti i bambini del mondo, si può lavorare sulla nascita degli alfabeti e delle scritture diverse, scoprire perché è importante comunicare e perché e come l’uomo ha inventato vari sistemi di codici per comunicare, non solo linguistici ma anche extralinguistici. In questo senso può essere interessante lavorare sulla transcodificazione, anche perché può allenare l’occhio e la mente a passare da un modo di scrivere ad un altro ( cifre, segnali, alfabeti diversi).
Si possono anche confrontare lingue e scritture diverse che però danno le stesse informazioni: costruire cartelloni da appendere a scuola che riproducano messaggi di “benvenuto” oppure di carattere universale (diritti dei bambini, vita scolastica, le stagioni, e così via), oppure, ancora, leggere brevi storie e usare testi scritti in tante lingue.

· La lingua araba in classe

Per cominciare a parlare di lingua araba a allievi italofoni suggeriamo alcune attività che si possono sviluppare a partire da una rilevazione di ciò che essi conoscono (anche e soprattutto inconsapevolmente). Ne sono state sperimentate e portate a termine alcune con successo: il loro obiettivo era indagare su quanto la lingua araba non fosse così lontana ed estranea dalla nostra vita quotidiana. Ne diamo di seguito alcuni esempi.

1) A bambini del primo ciclo delle elementari chiediamo di rintracciare e ritagliare scritte arabe da prodotti alimentari, scatole di giochi, istruzioni di elettrodomestici e altro che hanno in casa. Una volta raccolte le scritte mettiamole tutte insieme e facciamone un bel cartellone con scritto da dove le abbiamo ritagliate. Vediamo così insieme a loro che l’arabo è già nelle nostre case in oggetti e alimenti di uso quotidiano.

2) A bambini del secondo ciclo delle elementari e ad allievi della scuola media proponiamo attività che abbiano per scopo quello di accoppiare, attraverso tecniche diverse (memory, domino, tombola dei nomi, e così via), parole arabe a parole italiane; ne diamo una lista indicativa e lasciamo trarre le conclusioni:
· Duktur = dottore
· Laymun = limone
· Rizma = risma
· Sharif = sceriffo
· Musiqa = musica
· Bantalun = pantaloni
· Tilifun = telefono
· Mikanikiyy = meccanico
· Bayt = baita, casa

3) Con allievi più adulti proviamo a rintracciare le parole che conosciamo che derivano dall’arabo: alchimia, algebra, azzurro, zaffiro, zucchero, tamarindo, salamelecco, e così via.

· Per problemi di grafia e fonetica

Prima di proporre attività e modalità di approccio alla fonetica e alla grafia dell’italiano, invitiamo il navigatore a fare un piccolo esercizio di autoformazione: provare a scrivere in quanti modi si può rendere graficamente il suono [k] in italiano. Un tale esercizio aiuta a rovesciare l’ottica attraverso la quale vedere le cose, aiuta a non dare nulla per scontato e a mettersi nei panni dell’allievo che abbiamo davanti.

Per problemi fonetici è necessario lavorare molto con le parole, giocare con le parole e fare in modo che i bambini familiarizzino con i suoni che non conoscono; usare l’espressività e la mimica del volto, usare specchi, pronunciare le lettere ad alta voce ed enfatizzare i suoni; individuare in campi lessicali conosciuti tutti i termini che possono creare difficoltà di comprensione e utilizzarli più volte in contesti diversi.
E’ risultato utile anche cercare di individuare dei termini acquisiti dall’alunno e usarli come parole chiave per collegare il suono alla memoria e permettere di facilitare la comprensione.
Privilegiare, comunque, in una prima fase, l’oralità rispetto allo scritto: raccontare, parlare, creare situazioni in cui interagire con gli alunni e leggere storie ben interpretandole; leggere insieme, se ad un livello avanzato, oppure provare noi a leggere per primi dei brani e poi far provare loro; leggere sbagliando le intonazioni e poi provare nel modo corretto aiuta i bambini a rilevare la differenza, a scoprire i toni.
L’approccio alla scrittura può essere favorito da un lavoro anche corporeo sulla spazialità e da esercizi di pregrafia e di sequenze, soprattutto per i bambini non o scarsamente alfabetizzati.
Per quanto riguarda i caratteri, lasciamo che i bambini scrivano come sono capaci anche confondendo e mescolando, un po’ alla volta si correggeranno da soli perché il desiderio di emulare i compagni sarà un ottimo stimolo all’autocorrezione.

· Sulla morfologia e la sintassi

Usare più sensi nell’approccio alla lingua è un metodo efficace: usare il corpo, compiere azioni, toccare oggetti mentre si impara non è solo un modo ludico di fare lingua ma contribuisce ad aumentare la capacità di apprendimento dei bambini. I bambini arabi si prestano molto ad attività di questo tipo che possono essere anche un pretesto per impostare in maniera diversa il lavoro da svolgere con tutta la classe.
Un’attività sugli articoli può diventare un gioco di movimento: i bambini trasformati in articoli e nomi tramite dei cartelli devono creare i giusti abbinamenti. Maggiore efficacia si otterrà se i cartelli di nomi e articoli femminili saranno di un colore e quelli maschili di un altro.
Role play, drammatizzazioni, dialoghi animati, sono tecniche che si inseriscono perfettamente in questo tipo di approccio e vengono accettati e vissuti favorevolmente dai bambini arabi.
Con bambini di livello avanzato, con cui fare attività di rinforzo, espansione lessicale, riflessione sulla lingua, si possono usare tutte le tecniche di ricerca e scoperta sui testi (cerchia, sottolinea con colori diversi, …) e di raggruppamento, collegamento, riordino. Se, poi, tali attività vengono proposte come un gioco per cui gareggiare, gli allievi arabi lo faranno più motivati perché tengono molto a vincere nei giochi e a fare bella figura.
Per quanto riguarda l’uso di “essere” e “avere” l’attenzione necessaria è quella di non partire mai dalla forma, ma dal significato, dal condurre l’allievo a scoprire che cos’è e a cosa serve quel verbo prima di chiedergli di sapere a memoria la sua coniugazione, altrimenti imparerebbe qualcosa che non saprebbe usare e continuerebbe a sbagliare, non capirebbe.

· La zeta di Zorro

Un’ultima attenzione che suggeriamo di usare è quella di partire sempre dal vissuto, dal conosciuto, di agganciare l’attività didattica a qualcosa che si coglie di importante del loro universo di bambini: insegnare a leggere, per esempio, talvolta può essere veramente difficile con alcuni soggetti ma se si richiamano le lettere a oggetti, personaggi, sentimenti familiari scatta la molla della risposta allo stimolo. La “z” di zanzara, di zebra, di zaino, ad esempio, può essere un segno come tanti altri e restare senza significato e quotidianamente dimenticata, finché, un bel giorno, l’insegnante le dà un valore abbinandola alla figura di Zorro, personaggio amato dai bambini di tanti paesi e il cui nome è uguale in italiano e in arabo. E’ importante, infatti, tenere presente che i nostri bambini arabi al loro arrivo sanno poco o niente della lingua della scuola (quaderno, penna, matita, colori, …) o degli animali, mentre invece, probabilmente, conoscono i cartoni animati e i telefilm della televisione italiana perché li guardavano anche in Marocco o in Tunisia.

· Suggerimenti per un approccio interdisciplinare

ARCHITETTURA

Arte e architettura sono temi che si prestano particolarmente a percorsi di tipo interdisciplinare con il coinvolgimento delle materie artistiche che, spesso, assieme alla musica e all’educazione fisica, sono un ambito privilegiato per valorizzare la presenza dei bambini e dei ragazzi stranieri nella scuola. Andare alla scoperta degli elementi architettonici che caratterizzano i paesi arabi oppure dei disegni che ornano i vari prodotti di artigianato (dalle maioliche ai tappeti), sviluppare parallelamente approfondimenti storici, geografici, matematici su tali elementi può essere un approccio nuovo e diverso a questo mondo talvolta dato per scontato sulle solite immagini (beduini, cammelli, oasi e così via). Sono stati realizzati in questo senso lavori interessanti dagli insegnanti di alcune scuole di Modena (cfr. bibliografia), lavori che possono offrire degli spunti per ulteriori idee. Quando mi è capitato di presentare delle immagini di strade con palazzi egiziani ad alcuni bambini di prima elementare si sono subito accorti di quanto il mondo può essere “piccolo”: la struttura architettonica di quei palazzi era simile a quella dei palazzi veneziani e l’osservazione è partita da loro senza commenti da parte mia… vale la pena di lavorarci?
(immagine a seguire).














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