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martedì, giugno 03, 2008

Cultura araba a scuola


Cultura araba a scuola

 


di Francesca Della Puppa

1.1 Cultura araba e educazione interculturale
L’approccio che si consiglia per introdurre alcuni elementi di cultura araba nelle classi è quello interculturale che prevede la scelta di temi transculturali (universalia) e la loro trattazione da diversi punti di vista. Vengono definiti transculturali nell’educazione interculturale tutti quegli argomenti di carattere universale riferibili all’uomo indipendentemente dalla cultura di appartenenza.
Alcuni di questi possono essere la concezione del tempo e dello spazio, l’arte, le dimore, la narrazione, il rapporto con la morte. Si va da temi semplici che possono essere trattati con i bambini fin dalla scuola dell’infanzia a temi più complicati, filosofici che possono essere buoni spunti di riflessione e ricerca per ragazzi delle superiori.
Comparare più culture relativamente ad uno stesso tema può essere un percorso di educazione interculturale che può coinvolgere diverse discipline o ambiti disciplinari e può aiutare i ragazzi e i bambini ad ampliare il loro orizzonte culturale di riferimento.
Essenziale è evitare di presentare la realtà del mondo arabo come unica ma di caratterizzarla nei suoi molteplici aspetti, cercando di sfatare luoghi comuni o andando oltre le immagini cristallizzate nel tempo (non tutti gli arabi sono musulmani, non è vero che il paesaggio arabo è solo deserto, …).
Un’attività arricchita da immagini di viaggi e foto di giornali, ad esempio, può essere efficace ma soprattutto deve essere corretta, nel prepararla e predisporla si scelgano i contenuti prestando attenzione a ciò che si vuol mostrare, a quale messaggio si vuol comunicare: la preponderanza di immagini di cammelli, di deserto, di case povere, di bambini malvestiti che chiedono la mancia trasmettono l’idea che nei paesi arabi ci siano povertà, miseria, luoghi inospitali e caldi dove non verrebbe voglia di andare, quindi non prepara certo ad un atteggiamento ben disposto nei confronti degli eventuali nuovi arrivati.
Si suggerisce un canovaccio in cui siano inclusi elementi neutri e universali: arte, prodotti di artigianato e architettura (moschee, case di varia fattura, strade, piazze), natura e ambienti, feste civili e religiose, la vita economica e le sue manifestazioni (mercato, negozi), le fiabe, le favole o i racconti.
Il modo di presentare questi argomenti dovrebbe avere l’obiettivo di incuriosire i bambini, di coinvolgerli facendo in parallelo delle riflessioni su come è organizzata la nostra e le altrui società che conosciamo, senza formulare giudizi e commenti ma andando ad osservare e cercando di valorizzare e di offrire un impatto positivo con questa nuova cultura; infine di indagare se qualcosa di ciò che i bambini hanno visto e ascoltato è loro familiare.
Un’attività di verifica sui contenuti può svolgersi a vari livelli tramite il disegno di ciò che è rimasto più impresso, la creazione di qualche racconto, l’approfondimento disciplinare di quanto recepito.
Questo tipo di lavoro può essere fatto a prescindere dalla presenza di bambini arabi in classe.

1.2 L’inserimento di bambini di lingua e cultura araba in classe
Se nella nostra classe ci sono già dei bambini arabi il lavoro di carattere interculturale può diventare una chiave d’accesso al loro universo, un modo per accoglierli, per farli sentire più vicini al mondo appena lasciato di cui hanno il ricordo sempre vivo, un modo per coinvolgerli, come vogliono e quando vogliono, per arricchire e portare testimonianza anche solo attraverso un sorriso o un dito puntato su una fotografia.
Se, poi, ci siamo fatti noi insegnanti per primi un’idea più precisa sui paesi arabi sicuramente saremo in grado di affrontare con più consapevolezza la situazione, trasmettere atteggiamenti di accoglienza ai nostri alunni e saper gestire la novità senza stupirci se il bambino arabo appena arrivato fa difficoltà a destreggiarsi con le posate oppure non riesce a stare fermo e seduto al suo posto, così come non ci sarà difficile capire come mai le madri di questi bambini difficilmente escono di casa e si inseriscono nella vita sociale.
Quando si entra in confidenza con i bambini arabi si ha da parte loro una richiesta di attenzione speciale, appena padroneggiano un po’ di italiano cercano subito di comunicare, di raccontare, di mettersi in relazione. Attraverso questi racconti comincia ad affiorare il ricordo di ciò che hanno lasciato e ci tengono molto a descrivere i luoghi della loro vita quotidiana. Potrà capitare che vogliano scriverci i nomi dei loro compagni di scuola del Marocco, raccontarci della nonna, di cui magari portano la foto in tasca, invitarci anche a casa loro per mangiare insieme, portarci qualche cosa da vedere a scuola, indossare anche il loro abito da festa infilato in fretta in valigia prima di emigrare. Sono tanti spaccati diversi impregnati di quella cultura araba che un bambino può aver assorbito nei suoi pochi anni di vita e che entrano nella nostra scuola, ci interpellano per trovare un posto anche qui, per non essere dimenticati.
I bambini arabi solitamente partecipano alle attività ludiche e si lasciano coinvolgere. Potrà capitare che qualcuno di loro si mimetizzi per un lungo periodo facendosi chiamare con un nome italiano: dopo questo periodo di mimetismo, naturale se non patologico, riaffiora il desiderio di arabicità e i bambini ricercano in chi hanno scoperto essere accogliente e disponibile un interlocutore per continuare il loro racconto e recuperare in questo percorso autobiografico la propria identità, la propria scrittura, il proprio nome.
E’ importante, allora, aspettare che i tempi siano maturi per compiere insieme questo percorso e con la classe vivere momenti reali di scambio e arricchimento facendo entrare in classe oggetti, testimonianze, immagini, racconti, profumi, cibi e giochi di cultura araba e attraverso questi, grazie a questi, arricchire anche la programmazione didattica
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